Erma in marmo rosso, lisciata sul retro.
			L'erma raffigura un fauno. La struttura larga e massiccia della testa è accentuata dalla forma quasi rettangolare della barba, cui fa riscontro l'impostazione squadrata della parte superiore del capo, sottolineata dalla corona d'edera, ben visibile soprattutto ai lati. Di quest'ultima sono accuratamente resi le foglie e i corimbi tipici del thiasos bacchico e delle divinità dei boschi. La fronte è ampia, i bulbi oculari, perduti, dovevano essere riempiti di pasta vitrea, la bocca è appena dischiusa, la barba è abbondante e asimmetrica, mentre i capelli, pettinati all'indietro in ciuffi irsuti e scomposti, lasciano scoperta la fronte e ricadono dietro le orecchie ferine. La struttura plastica del volto, incorniciato dalla massa abbondante della barba e dei capelli, e l'espressione enfatica, sottolineata dalla bocca semiaperta e dalla fronte leggermente aggrottata, richiamano alla mente modelli e schemi del tardo classicismo o degli inizi dell'ellenismo. 
			
			
			
							
								
												
			
								Ambito Culturale
						Ambito romano, da prototipo ellenistico
 
												Cronologia
						II secolo d.C. (epoca traianea o adrianea), prima metà sec.
 
												Materiale e Tecnica
						Marmo rosso / scultura e incisione, con uso di trapano corrente e scalpello
 
				
								
					Dimensioni
					Altezza: 20 cm 
Larghezza: 10,8 cm 
Spessore: 8,00 cm 
				  
								
												
								
				
								
				
								
								
				
								Collocazione
						Museo Archeologico
sala VIII; settore 5
 
								
								
								
								Stato di conservazione
						Mutilo
 
								
								
								Specifiche di reperimento
						L'erma da scavi in via Codalunga a Padova.
 
								
								Dati di scavo
						Scavi di via Codalunga
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								Osservazioni
						La parte posteriore piana fa supporre che l'erma fosse appoggiata ad una parete o, comunque, ad una superficie. Come l'erma di Hermes (Inv. nr. 843), anche l'erma di fauno è un interessante esempio di arte colta, documentata a Padova anche da altri pezzi.
Tale reperto non è stato individuato all'interno dell'Inventario della Raccolta lapidaria del Museo (Catalogo Illustrato del Lapidario). Al numero 366 dell'Inventario corrisponde, infatti, un disco con iscrizione di XV secolo.