Sotto ai piedi della dea c'è un piccolo foro e una grossolana saldatura di stagno che fissava un pernetto moderno d'appoggio. La superficie del bronzetto presenta una patina di colore verde chiaro, incrostazioni sulla parte anteriore della veste, qualche corrosione superficiale.
			La dea è ritratta stante sulla gamba sinistra, con la destra leggermente piegata e spostata verso l'esterno. Indossa il peplo con lungo apoptygma e maniche lunghe fino al gomito, collegate alle spalle attraverso pieghe oblique; è stretto alla vita con una sottilissima cintura. Il peplo scende morbido sulle forme del corpo, si notano le pieghe perpendicolari soprattutto nella parte posteriore; nell'apoptygma il panneggio è più ampio. Il braccio sinistro è flesso, con la mano appoggiata al fianco, il destro invece regge in mano una patera mesòmphalos trattenuta sull'orlo dal pollice. La testa è girata di tre quarti e protetta da un elmo di tipo corinzio, con un alto pennacchio serpentiforme che si biforca sulle spalle. La capigliatura è forse bipartita da una scriminatura mediana, si ingrossa sulle tempie e scende sulle spalle con due sottili treccioline per parte. I lineamenti del volto sono poco visibili a causa dell'ampia corrosione. 
			
			
			
							
								
												
			
								Ambito Culturale
						Ambito romano
 
												Cronologia
						Prima età imperiale sec.
 
												Materiale e Tecnica
						Bronzo a fusione piena
 
				
								
					Dimensioni
					Altezza: 6,4 cm 
Larghezza: 3,6 cm 
				  
								
												
								
				
								
				
								
								
				
								Collocazione
						Museo Archeologico
Sala II-bronzetti, vetrina 4
 
								
								
								
								Stato di conservazione
						Integro
 
								
								
								Specifiche di reperimento
						Provenienza sconosciuta.
 
								
								
								
				
								
								Osservazioni
						L'impostazione e l'accuratezza del panneggio della statuetta potrebbero suggerire influenze figurative classiche (il tipo, secondo alcuni studiosi, si può far risalire a Prassitele), anche se il motivo della patera in mano è particolarmente diffuso nella piccola plastica votiva veneta.